Addio al gas russo: è davvero possibile? Quali sono rischi e conseguenze?

ASM SET 5/giu/2022
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Ci chiediamo com’è possibile dire addio al gas russo.

Forse perché non c’eravamo accorti che il processo era già iniziato a gennaio di quest’anno.

Bisognerà fare un salto nel passato.

Ad oggi, sappiamo che l’Unione europea può sganciarsi dalle importazioni di petrolio, gas e carbone dalla Russia.

Ben prima del 2030.

Per riuscirci stiamo puntando tutto sul piano REPowerEU. Annunciato l’8 marzo dalla Commissione europea.

L’esecutivo ha promesso di ridurre fino a due terzi l’importazione di gas dalla Russia entro la fine del 2022.

Nel lungo periodo, aumenteremo la resilienza dell’intero sistema energetico.

Come?

I pilastri del piano REPowerEU sarebbero due:

  • diversificare le forniture di gas. Da un lato incrementando le importazioni di gas naturale liquefatto (gnl) e gasdotti da fornitori non russi. Dall’altro aumentando la produzione e le importazioni di biometano e idrogeno rinnovabile;
  • ridurre ancora più rapidamente l’uso di combustibili fossili (ovvero l’energia non rinnovabile). Ciò dovrebbe avvenire in case, edifici, industrie. E in tutto il sistema energetico.

Ciò avverrebbe spingendo per:

  1. l’efficientamento energetico;
  2. la produzione da fonti rinnovabili;
  3. l’elettrificazione del sistema;
  4. affrontare le strozzature infrastrutturali.

Per quel che riguarda l’Italia in particolare, ridurre la propria dipendenza dalle forniture di gas naturale della Russia significa rivolgersi all’Algeria.

Infatti, l’11 aprile 2022, il presidente del consiglio Draghi, insieme al ministro degli esteri Di Maio e a quello della Transizione ecologica Cingolani, sono volati nella capitale Algeri.

Per firmare un accordo bilaterale con il paese nordafricano.

Il contratto prevede una fornitura di 9 miliardi di metri cubi di gas naturale in più. Che si andranno ad aggiungere ai 21 miliardi di metri cubi importati nel 2021. (Come da precedenti accordi.)

In questo modo l’Algeria diventa il principale fornitore di gas naturale dell’Italia.

Con 30 miliardi di metri cubi di gas, supererà i 29 miliardi della Russia!!

Addio al gas russo: RePowerEu e non solo…

Dunque, sarebbe la piena adozione del pacchetto, chiamato “clima Fit for 55” a permetterci di dire addio al gas russo?

Quello che sappiamo è che in Europa prevediamo, grazie a questa strategia, di ridurre il consumo annuale di gas del 30%. Entro il 2030.

Significa 100 miliardi di metri cubi.

Con le misure contenute nel REPowerEU plan, vorremmo assicurare maggiore stabilità negli approvvigionamenti.

La proposta legislativa ha richiesto che tutti i Paesi Membri riempiano gli stoccaggi di gas di almeno il 90% entro il primo ottobre di ogni anno.

La Commissione, inoltre avverte che, questo comporterà il controllo dei livelli di riempimento. Oltre alla creazione di accordi di solidarietà tra gli Stati Membri.

Nel frattempo, esistono esempi di chi guarda alla transizione ecologica e all’autosufficienza energetica da altri punti di vista.

Il 12 maggio è stata inaugurata la centrale fotovoltaica di Labarde, a Bordeaux, in Francia.

Si tratta del più grande impianto solare urbano d’Europa.

L’estensione è pari a 85 campi di calcio.

La centrale è dotata di 135mila pannelli solari. Produce 75.500 megawattora all’anno, e consente di evitare emissioni di gas ad effetto serra. Pari a 3mila tonnellate all’anno.

È capace di rispondere al fabbisogno annuale (riscaldamento escluso) di 30mila famiglie.

La centrale è stata costruita su un’area un tempo adibita a discarica.

Dopo il 2004, è stata bonificata e i tre milioni di metri cubi di spazzatura accumulata sono stati portati via. Ma nella zona, non era più possibile costruire.

Così, l’azienda JPee ha contattato il comune di Bordeaux proponendo una soluzione innovativa.

Il progetto è costato 60 milioni di euro in totale. Ma, ora, la collettività guadagna ogni anno circa 400mila euro.

Il contratto durerà 35 anni. A quel punto, si deciderà se sostituire i pannelli.

Riciclabili al 90%!!!

Rischi (che fanno parte del gioco)

Dire addio al gas russo significa implementare misure per contenere i prezzi.

E, sicuramente, aiuti per consumatori e imprese.

Per contenere l’impennata, l’UE sta vagliando misure di emergenza come i limiti temporanei.

Addio al gas russo..: per dipendere dall’Algeria!?

Basandosi sulle relazioni di diverse autorità, inclusa l’Agenzia europea per la cooperazione fra i regolatori dell’energia (Acer).

Stanno analizzando benefici e svantaggi di meccanismi di tariffazione alternativi.

Per mantenere l’elettricità a prezzi accessibili, senza interrompere i meccanismi di offerta del mercato. O gli investimenti nella transizione energetica.

In riferimento al sistema per lo scambio delle quote di emissioni, l’Emission trading scheme, l’esecutivo interrogherà gli Stati Membri sulle singole esigenze.

Vagliando l’elaborazione di un nuovo quadro di riferimento temporaneo. Così da concedere aiuti alle imprese colpite dalla crisi.

La presidente dell’esecutivo europeo Ursula von der Leyen:

 “Abbiamo bisogno di agire ora per mitigare l’impatto dei prezzi dell’energia che stanno aumentando, diversificare la fornitura di gas in vista del prossimo inverno e accelerare la transizione verso l’energia pulita.”

In pratica, più velocemente passeremo alle rinnovabili e all’idrogeno, combinati all’efficienza energetica, prima saremo indipendenti.

Il piano REPowerEU si va quindi a sommare all’Energy Prices Toolbox avanzato lo scorso ottobre dalla Commissione. Per mitigare l’impatto dell’aumento del prezzo dell’energia elettrica.

I 25 Paesi che finora si sono allineati alle indicazioni hanno alleggerito le bollette a oltre 70 milioni di clienti domestici. E a diversi milioni di micro, piccole e medie imprese.

Le ulteriori misure proposte danno la possibilità di regolare i prezzi in circostanze eccezionali. E di decidere come gli Stati Membri possono redistribuire ai consumatori le entrate derivanti dagli elevati profitti del settore dell’energia e dallo scambio di emissioni.

Adddio al gas russo: la nuova geopolitica dell’energia

La geopolitica dell’energia e la realtà del mercato richiedono diverse azioni. Non solo il fatto di dire addio al gas russo.

“Accelerare drasticamente la transizione verso un sistema più pulito” è l’eco che distinguiamo con più facilità.

L’Unione europea importa il 90% del gas consumato, di cui la metà proviene dalla Russia. Sempre dalla Russia arriva il 45% delle importazioni di carbone e il 25% di petrolio.

“La guerra di Putin in Ucraina dimostra l’urgenza di accelerare la transizione verso l’energia pulita.”

Rimarca il vicepresidente esecutivo per il green deal europeo, Frans Timmermans.

Le rinnovabili sono una fonte di energia:

“economica, pulita e potenzialmente sena fine (…) invece di finanziare le industrie fossili altrove, creano posti di lavoro qui”

Al momento la Commissione continua a monitorare l’andamento del mercato del gas per scongiurare possibili distorsioni della concorrenza da parte degli operatori. In particolare, Gazprom.

Nel mentre proseguirà il dialogo con vicini e partner. E continuerà a lavorare per garantire un allaccio di emergenza delle reti elettriche ucraine e moldave alla rete continentale europea.

Addio al gas russo in Italia

Il nostro addio al gas russo e l’autosufficienza energetica non dipendono dai giacimenti di gas in Italia.

Lo abbiamo capito grazie al parere degli esperti e alla mobilitazione delle persone.

Ne abbiamo parlato, per esempio, nell’articolo perché le rinnovabili possono davvero risolvere la crisi energetica in Italia”.

Non stupisce quindi il doppio presidio dei giorni scorsi a Venezia:

  • Fridays for future all’Eni store di riviera XX Settembre;
  • Extinction Rebellion al municipio.

Guerra e Ambiente, transizione ecologica, economia circolare, rifiuti, inquinamento atmosfericotutto è collegato al nostro benessere.

Quindi, andiamo a ricordarci dell’incontro tra la delegazione italiana e il presidente della repubblica, Abdelmajid Tebboune.

Hanno preso parte anche l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi e il presidente di Sonatrach, Toufik Hakkar, l’azienda statale algerina.

L’Algeria era già diventato il primo fornitore di gas dell’Italia nei primi mesi del 2022.

A gennaio, per esempio, l’Italia aveva consumato complessivamente 9,7 miliardi di metri cubi di metano, di cui soltanto 1,7 miliardi di metri cubi importati dalla Russia contro i 3 miliardi del 2021.

Dopo l’Algeria, la missione della delegazione italiana si rivolge a Congo, Angola e Mozambico.

Alla ricerca di altro gas.

Ma di sicuro sarà l’Algeria a sostituire (in buona parte) la Russia.

Eppure, puntare in modo massiccio sul gas significa tardare ancora la transizione energetica basata sulle rinnovabili.

E, come se non bastasse: creare una nuova dipendenza!

L’Algeria, a quanto pare, è stata sempre allineata con Mosca. Soprattutto sul piano militare e dell’intelligence.

Ma soprattutto, il paese guidato da Tebboune è stato uno dei 35 paesi che si è astenuto presso le Nazioni Unite contro la Russia in relazione al conflitto in Ucraina.

Che succede, quindi, dal punto di vista etico? E riguardo alla nostra autosufficienza?

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