Deforestazione: ecco perché la scomparsa delle foreste minaccia la vita umana

ASM SET 16/apr/2022
Condividi l’articolo

Cos’è la deforestazione (o il disboscamento indiscriminato), non c’è bisogno che lo spieghiamo qui.

Purtroppo.

Piuttosto sarebbe interessante comprendere insieme, perché ci ritroviamo a devastare in tal modo il nostro pianeta.

La terra che ci offre ogni bene, la nostra casa.

Forse, scoprire le ragioni, ci permetterebbe di porre rimedio…

Qual è il significato della deforestazione, invece, lo ha raccontato con molta semplicità Yvonne Aki-Sawyerr. Sindaca di Freetown (Sierra Leone).

“La perdita delle foreste non implica privazione di un po’ d’ombra, ma della nostra capacità di vivere.”

Proprio così.

Forse, non riusciamo a capire quanto male causiamo, a noi stessi innanzitutto.

Le foreste, i boschi…lo impariamo fin da bambini: sono delicati ecosistemi. Cruciali per la custodia della biodiversità e l’assorbimento della CO2.

Non solo, ma soprattutto è importante ricordare questo!

Il 21 marzo si celebra la Giornata internazionale delle foreste.

Istituita nel 2012 dalle Nazioni Unite. Per accrescere la consapevolezza dell’importanza di tutti gli alberi che compongono il polmone verde del nostro Pianeta.

I vantaggi che ci offrono gli alberi non sono soltanto ecologici.

Ma anche economici e sociali.

Gli alberi sono gli esseri viventi più antichi del Pianeta. All’alba della nostra razza ci davano rifugio dai predatori.

Anche oggi ci forniscono riparo.

Ossigeno, cibo, risorse. Ospitano oltre l’80% delle specie terrestri animali e vegetali.

Gli alberi producono beni e servizi supportando un’economia sostenibile. Che può creare posti di lavoro e migliorare la qualità della vita delle persone.

Noi possiamo, dobbiamo difenderli.

Deforestazione o valorizzazione? A noi la scelta

Riteniamo importante ribadire i motivi per cui la deforestazione minaccia la vita delle persone.

E vorremmo farlo, qui, raccontando l’esempio di chi ha provato sulla propria pelle cosa significa invertire certi processi.

Semplicemente per il benessere delle persone.

Vedremo insieme che ormai, non si tratta più di schierarsi a favore o contro il negazionismo climatico.

Ma di agire rispetto a certe problematiche. E magari prevenire situazioni “al limite”.

In Kenya, una comunità rurale ha piantato 300mila alberi.

Ripristinando metà di una foresta un tempo devastata dalle attività minerarie e dai taglialegna.

Per lungo tempo, a causa del disboscamento (quindi dell’assenza di barriere naturali) i corsi d’acqua sono stati gonfiati dalle piogge.

  • Hanno ripetutamente spazzato via i raccolti;
  • Provocato gravi carenze di cibo;
  • Costretto gli agricoltori ad affidarsi agli aiuti del governo.

Molte famiglie, però, hanno dovuto emigrare. Alla ricerca di nuovi spazi da coltivare.

Oggi, invece, la foresta di Mirema (a circa 480 chilometri da Nairobi) è un rigoglioso polmone verde del Kenya.

Attraversato da numerosi corsi d’acqua, che vanno ad alimentare il fiume Kuja.

Un successo senza precedenti in termini di riforestazione.

A prendere l’iniziativa nel 2018 è stata la Mirema community forest, un’associazione locale.

Che ha iniziato a piantare varietà di piante autoctone, in un territorio devastato dalle attività di estrazione.

(Specialmente carbone e oro, e come accennato, dai taglialegna.)

È iniziato come un progetto locale. Poi si è trasformato in un esempio di riforestazione da replicare a livello nazionale.

La contea di Migori (che ospita la foresta) il gruppo umanitario World vision international e una banca locale hanno appoggiato l’iniziativa.

Così, grazie a tutte queste convergenze, il progetto si è evoluto. Ora è diventato un caso di studio per altri programmi di riforestazione.

Deforestazione: soluzioni per prevenire

Anche dall’Europa arrivano proposte per fermare la deforestazione.

Il 17 novembre dello scorso anno la Commissione ha proposto le nuove norme. Presentando, inoltre, una strategia per la protezione del suolo. Volta a ripristinare tutti i suoli europei.

Per renderli resilienti e adeguatamente protetti entro il 2050.

(Nonché innovare la gestione sostenibile dei rifiuti, agevolandone le spedizioni all’interno dell’UE. Promuovere l’economia circolare e contrastare l’esportazione di rifiuti illegali verso paesi terzi.)

Anche in Italia! Per la prima volta, un documento delinea obiettivi, azioni e priorità nella gestione delle foreste.

Si tratta della nostra strategia forestale nazionale.

Il 10 febbraio 2022 è stata pubblicata in Gazzetta ufficiale.

Il documento espone le linee guida unitarie sulla gestione delle foreste italiane per i prossimi vent’anni. Cercando di superare l’attuale frammentazione amministrativa.

A redigerla è stato un ampio gruppo di lavoro. Composto da esponenti delle istituzioni, degli enti locali e del mondo scientifico.

Viene riconosciuta alle foreste la loro funzione: ecologica, sociale ed economica.

Quindi, l’intento è quello di trovare un equilibrio tra queste tre dimensioni.

Perché dovremmo ancora scegliere la deforestazione? Conosciamo causa ed effetti.

La funzione sociale è legata, per esempio, al turismo e alla cultura del territorio.

Quella economica, sicuramente alla produzione di legname…

Trovare il giusto equilibrio tra queste esigenze è nell’interesse di tutti.

Secondo il gruppo di lavoro, le comunità rurali e montane sono state abbandonate e questo va raccontato ai cittadini.

Soprattutto per quelli che si ritrovano ad essere sempre più disconnessi dai cicli della natura e delle stagioni.

“Il grande pubblico sente la necessità impellente di riavvicinarsi alla natura, ma alla sensibilità spesso non corrisponde un’adeguata consapevolezza.”

Queste le parole del professor Marchetti. Docente di Pianificazione e gestione forestale all’università del Molise, membro della segreteria scientifica del gruppo di lavoro.

Prodotti che contribuiscono alla deforestazione

Secondo gli esperti fermare la deforestazione, significa passare da regole più stringenti. In primis per ciò che riguarda l’importazione di prodotti e materie prime che potrebbero essere ad essa legate.

Anche a questo serve il nuovo regolamento proposto dalla Commissione europea.

L’obiettivo è promuovere il consumo di prodotti “a deforestazione zero”.

Un recente rapporto del Wwf mostra come (tra il 2005 e il 2017) certi prodotti importati dall’Unione europea abbiano maggior peso nella deforestazione tropicale.

Soia, olio di palma e carne bovina.

Seguiti da prodotti legnosi da piantagioni, cacao e caffè.

Nel 2017 l’Europa è risultata il secondo importatore di deforestazione.

Le imprese che immettono sul mercato le materie prime e i prodotti interessati dovranno predisporre e attuare sistemi di “dovuta diligenza”.

Onde evitare che sul mercato dell’Unione arrivino prodotti associati al disboscamento.

Saranno oggetto di controlli. E dovranno rispondere alle autorità competenti qualora non rispettino le prescrizioni del regolamento.

Quanto sono generosi gli alberi?

Se un po’ abbiamo compreso e ci ha toccato davvero il tema della deforestazione, allo stesso tempo è di fondamentale importanza chiederci:

conosciamo davvero i benefici che gli alberi offrono all’umanità?

  • Produzione di cibo;
  • Fornitura materiali da costruzione;
  • Assorbimento dell’anidride carbonica;
  • Protezione idrogeologica;
  • Regolazione globale del clima.

E non finisce qui!

C’è un altro compito speciale che possiamo affidare ad alcuni alberi, soprattutto nei territori urbanizzati.

Bonificare ambienti inquinati.

I meccanismi che rendono le piante capaci di assorbire e immobilizzare gli inquinanti sono ancora in fase di studio.

Ma molti esperti ritengono che si tratta di “fitotecnologie” che assumeranno grande importanza. Anche in alternativa alle tecniche convenzionali di bonifica.

Le varie fitotecnologie presentano indubbi vantaggi:

  • costi minori;
  • basso impatto ambientale;
  • alta accettabilità sociale.

Diverse tecniche sono in via di sperimentazione. Anche in Italia, in uno dei territori più noti per l’inquinamento del suolo.

La Terra dei fuochi. (Campania)

Qui sono state testate piantagioni di alberi per il fitorimedio a scala pilota, grazie al progetto Life Ecoremed (2012-2017).

È possibile basare le tecniche di recupero ambientale sulla capacità di alcuni gruppi di piante di assorbire e immagazzinare le sostanze tossiche dei suoli inquinati.

Si!!

Sull’onda del successo del progetto, sono stati realizzati altri interventi.

I fitorimedi trasformano territori degradati in paesaggi gradevoli. Ad alto valore naturalistico ed estetico.

Oggi, infatti, i siti risanati vengono usati per attività sociali, educative e artistiche. Proposte dalla popolazione e dalle associazioni locali.

Completando così l’obiettivo di ripristinare i nostri territori e metterli a disposizione della comunità.

Deforestazione: cosa possiamo fare noi?

Purtroppo, per “salvare” i nostri territori (non solo dalla deforestazione) piantare alberi è essenziale, ma non basta!

Innanzitutto, sarebbe opportuno approfondire alcune questioni. A volte, soprattutto a livello burocratico, l’uso improprio dei termini può fare la differenza.

Secondo la Fao, per esempio, deforestazione è anche: un cambio permanente dell’uso del suolo.

Accade, quando si trasforma un bosco in un terreno agricolo, a pascolo…

Dunque, deforestazione non vuol dire solo tagliare il bosco, ma impedire che il bosco ricresca.

Dove non c’è deforestazione, la natura dona benessere.

Altra cosa. Al Global forest summit 2021 ha partecipato il ricercatore britannico Thomas Crowther.

Autore di uno studio (pubblicato nel 2019) secondo il quale piantare 1.200 miliardi di alberi permetterebbe di compensare dieci anni di emissioni di CO2 di origine antropica.

Ma questo non dovrebbe diventare un alibi. O un lasciapassare verde, in questo caso, per le imprese.

Alcuni imprenditori credono di non dover ripensare i loro modelli economici. Perfino se basati sulle energie non rinnovabili.

(A differenza di quanto accade nelle aziende sostenibili!)

Ma ciò di cui abbiamo bisogno è: prevenzione!

Anche secondo Greenpeace, per attenuare le problematiche attuali, dovremmo semplicemente:

“seguire le conclusioni degli esperti dell’Ipcc”

(Ipcc, Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico)

Dunque, occorrono misure immediate!

La principale ragione della deforestazione resta, ancora una volta, il nostro stile di vita consumistico.

Sappiamo che ognuno di noi può influenzare il mercato.

Per esempio, scegliendo prodotti legnosi e non legnosi come carta, sughero, ecc. che abbiano una origine certificata FSC.

Marchio diffuso, anche per trovare mobili, parquet, libri. Prodotti attraverso lo sfruttamento sostenibile e certificato delle foreste.

Acquistando tali prodotti o richiedendoli ai negozianti possiamo promuovere la diffusione di questo sistema di certificazione. Anche in altri paesi e in altre organizzazioni.

Contribuendo alla conservazione delle ultime foreste del pianeta.

Deforestazione nel mondo

Il problema della deforestazione colpisce molte aree del Pianeta.

In particolare, quelle che forniscono legname pregiato. Purtroppo, esattamente quelle più ricche di biodiversità: foreste pluviali e tropicali.

Negli ultimi 30 anni la superficie forestale si è ridotta di oltre 420 milioni di ettari.

Il ritmo è da stacanovisti! Dal 2010 circa 4,7 milioni di ettari all’anno.

Stiamo letteralmente consumando le foreste del pianeta.

E i dati non tengono conto delle aree che ogni anno vengono irrimediabilmente degradate.

A causa del sovrasfruttamento, dell’inquinamento. O di tutti quei disastri originati da eventi climatici, incendi e conflitti.

(Naturali e di origine antropica.)

La situazione è grave. Non solo perché le foreste ospitano livelli di alta biodiversità, ma anche per oltre un miliardo di persone che vivono in condizioni di estrema povertà.

Strettamente dipendenti dalle risorse delle foreste.

Siccità e deforestazione stanno compromettendo la salute dell’Amazzonia! Secondo una nuova ricerca, i danni diventeranno presto irreversibili.

La foresta amazzonica sta perdendo la sua capacità di rigenerarsi.

Il punto di non ritorno, cioè il momento in cui potrà essere dichiarata “morta”, è vicino.

Lo rivela un gruppo di scienziati. Un trio di ricercatori dell’Università di Exeter, nel Regno Unito.

Hanno analizzato le immagini satellitari raccolte nel periodo 1991-2016. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature climate change.

Il raggiungimento dei cosiddetti “punti di non ritorno” (tipping points) incute grandissimo timore agli scienziati. Non solo per quel che riguarda la deforestazione.

Significa che certi problemi potrebbero diventare irrisolvibili nell’orizzonte temporale umano.

E perdere l’Amazzonia comporterebbe grandissimi stravolgimenti.

Non sappiamo esattamente quando accadrà. Quello che sappiamo è che c’è ancora tempo per impedirlo.

Dobbiamo sfruttarlo al meglio.

Punti di non ritorno ed esempi da seguire

Ebbene, da quando Jair Bolsonaro è stato eletto presidente del Brasile, la deforestazione ha subito un drammatico aumento.

  • A gennaio 2022 sono stati rasi al suolo 430 chilometri quadrati di foresta;
  • A febbraio sono stati cancellati 199 chilometri quadrati.

Continuando così l’Amazzonia si trasformerà in una savana. Rilasciando grandi quantità di anidride carbonica.

Un’analisi del 2021 ha rivelato che, specialmente a sud-est, ha già cominciato a emettere più CO2 che ossigeno.

Ma ci sono “altri luoghi” nel mondo. In cui la tendenza è opposta!

In alcuni Paese occidentali, come l’Italia, si registra un aumento spontaneo della superficie forestale. A causa dell’abbandono delle aree agricole marginali collinari e montane.

Si tratta in gran parte di boschi giovani e poveri di biodiversità. Ma sicuramente di un processo naturale di riforestazione che va assecondato.

A Panama, invece, una legge garantisce alla natura:

“il diritto di esistere, persistere e rigenerarsi.”

La legislazione è stata dibattuta per più di un anno all’assemblea nazionale di Panama. Riconosce nel mondo naturale:

“una comunità unica e indivisibile di esseri viventi, elementi ed ecosistemi interconnessi tra loro, con una propria serie di diritti intrinsechi”.

Inoltre, la legge riconosce la stretta relazione tra il benessere della natura e i popoli indigeni.

Si impegna a promuovere e integrare la loro profonda conoscenza del territorio. Nell’attuazione dei diritti e degli obblighi previsti.

Ed è proprio il territorio ricco di biodiversità di Panama, caratterizzato da vaste distese di foreste pluviali e mangrovie che ospita oltre diecimila specie di piante e animali.

Un altro dei patrimoni naturali più importanti del mondo.

È a questo tipo di “progetti” che dobbiamo tutto…grazie!

Trova la tua offerta di luce e gas

Configura in meno di un minuto l’offerta cucita sulle tue esigenze per risparmiare sulla bolletta.
Configura ora

Vuoi abbassare la bolletta?

Iscriviti al blog di ASM SET e scopri ogni settimana trucchi e consigli per abbattere il costo della bolletta.