Economia circolare spiegata ai ragazzi: ecco come fare

ASM SET 6/ott/2020
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Iniziamo da una domanda basilare: siamo sicuri che per la tematica dell’Economia circolare spiegata ai ragazzi, si presenti la necessità di inventare (faticosamente) un metodo specifico?

Come al solito proponiamo una piccola riflessione. Qualche input per capire qual è il possibile focus da adottare per affrontare l’argomento.

Occorre una nuova modalità, rispetto a quella che serve ad un adulto, per entrare nell’argomento?

Forse dipende dall’obiettivo! Al di là del luogo in cui ci troviamo: a casa, a scuola o al bar … cosa vogliamo raccontare?

Quale messaggio vogliamo inviare al destinatario?

Vogliamo instaurare un dialogo o fare in modo che la santa verità che esce dalle nostre labbra si perpetui di generazione in generazione?

“Ragazzi” è un termine generico, ma fa sicuramente riferimento ad una fascia d’età che può iniziare dagli 11 anni e andare molto oltre l’adolescenza (a seconda dei casi, comunque non si smette mai di crescere!).

All’età di undici anni un individuo ha già accumulato una serie di esperienze che lo hanno portato a generare un certo stile di vita, più o meno autonomo rispetto ad un bambino, per tanti aspetti.

Non possiamo sottovalutare il fatto che oggi si cresce ad un ritmo molto più elevato e comunque, già nell’infanzia si iniziano a stabilire priorità, preferenze e abitudini peculiari.

Dunque, innanzitutto due cose:

  1. Conoscere il destinatario
  2. Capire quale tipo di messaggio si vorrebbe inviare

Terzo fattore, non meno importante: l’economia circolare è un argomento molto vasto, anche troppo. Bisognerebbe chiedersi che genere di conoscenza ha dell’argomento il mittente, che tipo di comprensione ha acquisito, quale stile narrativo adotterà la persona che tratta un tema così delicato?

Leggi anche: Economia circolare unica salvezza della terra? Ecco la risposta

Bisogna diventare professori in “economia circolare spiegata ai ragazzi”?

No. Non è questo quello che intendiamo dire.

Però… le parole hanno un loro peso e quando si accenna allo stile narrativo quello che si tenta di fare è: puntare l’attenzione, prima di ogni altra cosa, al modo con cui raccontiamo a noi stessi questa storia della circolarità.

Sono le storie che raccontiamo a noi stessi a farci muovere in un certo modo nel mondo, a dare la motivazione alle nostre azioni.

Per non andare troppo oltre possiamo pensare ai miti e alle leggende che si riflettono nei proverbi dei popoli. Oppure possiamo ricordare quali storie della nostra fanciullezza (o attuali) hanno influenzato a tal punto alcune scelte della vita.

Parlare è abbastanza semplice. Comunicare a qualcun altro un’idea soggettiva richiede consapevolezza. Condividere la propria conoscenza con i ragazzi richiede qualche attenzione in più, soprattutto il desiderio di essere pronti ad ascoltare.

Altrimenti potremmo anche continuare a ciarlare per ore. Avremo perso la loro attenzione dopo qualche attimo, sarebbe come avere di fronte un muro che in questo caso starà solo pensando di riprendere le sue attività.

Magari qualche chat in sospeso con gli amici o forse la visione di un film più interessante.

La tematica dell’economia circolare spiegata ai ragazzi non prevede nessuno sforzo particolare. Non bisogna fare altro che:

  1. desiderare ed essere aperti al dialogo
  2. possedere un minimo di preparazione, purché oggiettiva
  3. avere cura e rispetto dell’argomento e dell’interlocutore

Poi, che si parli con un ragazzo o con un “adulto” c’è sempre un livello emotivo da considerare.

Parlare è semplice, dialogare non è facile per tutti, soprattutto se il tema compromette certe credenze strutturate da tempo interiormente.

Quindi, un punto essenziale per l’economia circolare spiegata ai ragazzi o discussa tra amici è: non si tratta di rinunciare alle comodità né di vivere sacrificandosi.

Perché limitarsi a: parlare di economia circolare?

La circolarità è un meccanismo già attivo: stiamo andando incontro alla vita, riconvertendo certe modalità, progettando “beni” in equilibrio con l’ambiente, fruibili da più persone… per fare in modo che il pianeta possa “sostenere” le nostre abitudini.

Inoltre, siamo davvero noi a “dover spiegare” ai ragazzi o sono i ragazzi a valorizzare con le azioni la situazione del pianeta?

Vogliamo parlare di Greta Thunberg, dell’interesse ambientalista dei giovani attivisti, dei movimenti che si creano sulla scia di tale livello di consapevolezza?

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Bisogna fare attenzione a raccontare certe cose ai giovani, potrebbero crederci davvero e diventare così determinati da rendere la nostra vita abitudinaria abbastanza difficile.

In classe e a casa potremmo essere “ripresi” quando non assumiamo un comportamento coerente con le nostre parole!

Più che spiegare ai ragazzi, potremmo porci nella condizione di capire insieme a loro, e a tutti quelli incuriositi dal discorso.

Quali sono i principi dell’economia circolare da adottare? Che tipo di progetti si potrebbero realizzare in famiglia? Si tratta di attività che possono unire e pure le piccole responsabilità rendono gli individui “liberi” (anche sbagliando) di crescere.

Allora che tipo di azioni funzionano al punto da proporle ed estenderle alla comunità?

A scuola è tutto “più semplice” grazie ai continui scambi con gli studenti di altre nazioni, ma oltre la comunità scolastica, l’Europa finanzia progetti Erasmus Plus perfetti per condividere e strutturare in rete incredibili obiettivi!

I progetti Erasmus Plus sono una ricca fonte di risorse. Pensate questi progetti ricevono finanziamenti utili allo svolgimento integrale! Nella peggiore delle ipotesi avrete dato vita ad uno scambio interculturale che crea benessere sociale.

Se l’obiettivo dovesse riguardare l’economia circolare, i ragazzi si troverebbero a vivere una meravigliosa esperienza. In linea con le competenze chiave individuate da Parlamento e Commissione Europea, al fine di garantire il pieno sviluppo della persona.

Le basi dell’Economia Circolare spiegata ai ragazzi (e dai ragazzi…)

Che cos’è l’economia?

Se fosse Socrate il maestro o la persona intenzionata a dialogare, in qualsiasi caso, partirebbe da una domanda. Per se stesso e per gli altri. E poco a poco, grazie alla sua arte maieutica tirerebbe fuori le risposte più bizzare, ma anche le più degne di nota.

Un procedimento che può rivelarsi divertente, oltre ad essere molto efficace per la ricerca “delle verità” riconoscibili.

La parola economia deriva dal greco: oikos vuol dire casa o beni di famiglia e nomos sta per norma o legge. Dal vocabolario Treccani, tra le altre definizioni si può leggere:

“Uso razionale del denaro e di qualsiasi mezzo limitato, che mira a ottenere il massimo vantaggio a parità di dispendio o lo stesso risultato col minimo dispendio”

Un altro approccio, un pochino più pratico è la discussione attraverso gli esempi.

Che cos’è l’economia circolare?

Economia circolare richiama l’immagine di un circuito. E’ quando tutto diventa cibo sano per qualcos’altro.

Le piante, usano anidride carbonica e sostanze nutritive per crescere e produrre ossigeno. Gli animali, utilizzano l’ossigeno e creano anidride carbonica e sostanze nutritive.

Niente è sprecato, è un sistema a circuito chiuso. Mentalità opposta a quella dell’economia lineare=usa e getta.

Gestire l’economia in maniera circolare significa ispirarsi al modo in cui la natura organizza la sua attività.

Nel frattempo il ragionare insieme attraverso gli esempi che ciascuno apporta, le idee dei ragazzi, le ricerche che sempre scaturiscono a partire dai personali interessi.

Nel percorso, si potrebbe dare loro la possibilità di rappresentare le conoscenze acquisite attraverso diversi strumenti. Musica, Teatro, Mappe mentali, Progettazione di eventi. In modo che costruiscano una personale comprensione e poi la mostrino attraverso le loro attitudini.

Individualmente o in gruppi, grazie alla creatività ognuno darebbe vita a qualcosa di unico, speciale, indimenticabile.

Da Gardner a Morin … a Montaigne

Una peculiarità dell’uomo è quella di avvicinarsi alle cose nel momento in cui queste gli sembrano utili. Per i ragazzi, questo non è un bisogno come altri, è essenziale!

Non interessa a nessuno sentirsi dire: “poi ti servirà un giorno” o “arriverà il momento che capirai” ancora peggio “mi darai ragione”.

Tutti possediamo una serie di intelligenze, che ci permettono di affrontare la vita in base al fatto che una o l’altra si sia sviluppata maggiormente, a causa di una serie di fattori.

Howard Gardner (docente e psicologo statunitense) attraverso ricerche empiriche, condotte negli anni, ha riscontrato l’esistenza di queste intelligenze conosciute come “multiple”.

Tra queste troviamo: l’intelligenza logico-matematica, quella linguistica, spaziale, musicale, cinestetica (o procedurale).

Nonché:

  1. L’intelligenza Interpersonale
  2. Quella Intrapersonale
  3. Naturalistica
  4. Filosofico-Esistenziale

Gli esseri umani sono ricchi di risorse interiori, basta solo concedere ad ogni persona un minimo di fiducia. L’economia circolare permette anche questo: valorizza il potenziale umano!

Allora non occorre spiegare molto!? Sarebbe opportuno capire come fare per unirsi e vivere pacificamente: tra noi e con il pianeta.

Edgar Morin, filosofo e sociologo francese, in questo senso ci illumina.

Noto per l’approccio transdisciplinare con il quale ha trattato un’ampia gamma di argomenti, fa riferimento alla formula di Montaigne “è meglio una testa ben fatta che una testa ben piena” quando parla di educazione e insegnamento d’avanguardia:

“In una testa ben piena il sapere è accumulato, ammucchiato, non dispone di un principio di selezione e di organizzazione che dia senso”

Mentre:

“Una testa ben “fatta” significa che invece di accumulare il sapere, è molto più importante disporre allo stesso tempo di: un’attitudine generale a porre e a trattare i problemi; principi organizzatori che permettano di collegare i saperi e di dare loro senso”

Sarà questo l’obiettivo per cui parliamo di economia circolare spiegata ai ragazzi?

Educazione. Insegnamento.

Quando l’economia circolare spiegata ai ragazzi cambia il sistema

Questa storia fa parte delle Lesson proposte dalla piattaforma Ted, in questo caso ad occuparsene è stata Angel Chang.

Stilista americana che ha imparato a conoscere l’artigianato indigeno, applicando poi queste conoscenze per trasformare l’industria della moda secondo principi sostenibili.

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Alcuni ragazzi che avranno sviluppato un certo tipo di intelligenza ameranno ascoltare qualcuno che narra. Poi si potranno trarre spunti interessanti, riflettere insieme e ingegnarsi sulle azioni possibili.

Si parla di un tema molto vicino ai ragazzi: T-shirt. Indumento tipico di qualsiasi guardaroba.

Il numero di magliette vendute nel mondo ogni anno è di oltre 2milioni. Uno dei capi più comuni. Come e dove vengono prodotte mediamente? Qual è l’impatto ambientale?

Una tipica t-shirt inizia la sua vita in una fattoria in America, Cina, India.. I semi di cotone vengono seminati irrigati e coltivati.

Queste piante richiedono una grande quantità di acqua e più insetticidi e pesticidi di qualsiasi altra coltura.

Tali inquinanti possono essere cancerogeni, danneggiare la salute dei lavoratori sul campo e gli ecosistemi circostanti.

2700 litri di acqua per produrre una maglietta, più o meno 30 vasche da bagno per ognuna di quelle che cambiamo quotidianamente.

Per sentirci alla moda o anche semplicemente freschi e puliti.

Alcune t-shirt sono realizzate in cotone biologico, senza pesticidi e insetticidi. Ma il cotone biologico costituisce meno dell’1% di 22,7 milioni di tonnellate di cotone prodotto nel mondo.

Ci fermiamo qui per soffermarci un attimino sulle pessime condizioni di lavoro (e i salari minimi) cui dovranno sottostare milioni di persone in paesi come la Cina, il Bangladesh, l’India o la Turchia.

Alcuni tra i maggiori esportatori di T-shirt del pianeta.

Tutto è connesso: l’economia fa parte della società, la società fa parte dell’ambiente ed ecco che il circuito è chiuso… ma in che modo?

Raccontare storie per costruire (trasform)azioni

Il mondo “fast fashion” ha reso la moda il settore di produzione più inquinante dopo quello del petrolio.

Cosa possiamo fare? Chiediamolo ai ragazzi, lavoriamo attraverso qualche spunto:

  1. Considerare lo shopping vintage o di seconda mano
  2. Scambiare indumenti con amici e parenti
  3. Cercare vestiti fatti con tessuti organici o riciclati
  4. Sporcare e lavare di meno per risparmiare risorse
  5. Utilizzare il sole o il calore di ambienti interni per asciugare
  6. Donarli, riciclarli o riutilizzarli come stracci quando raggiungono la fine del ciclo

Alla fine della lesson, Angel Chang ci chiede: quante t-shirt e indumenti utilizzerai nella vita? Quale impatto avranno le tue scelte combinate a quelle degli altri nel mondo?

Esiste una sezione di Ted dedicata proprio alle idee e ai progetti dei ragazzi interessati alla sostenibilità e all’ambiente. In queste talk sono loro i protagonisti.

Leggi anche: Concorsi e manifestazioni sull’economia circolare (nazionali e non)

L’economia circolare spiegata ai ragazzi: essere un esempio

Nell’ultimo decennio è stato studiato e spiegato che a livello neuroscientifico cambiare abitudini dipende da pulsioni interiori forti, difficili da controllare.

Spesso è la paura dell’ignoto a giocare brutti scherzi. Ma cambiare certe abitudini in nome del benessere e della sostenibilità è fondamentale.

Possiamo sconfiggere qualsiasi spauracchio.

Le abitudini, consistono esattamente in meccanismi cerebrali (nei gangli della base) che sono gestiti da automatismi.

La buona notizia è che conoscere l’economia circolare significa debellare parte dell’ignoto e che le cattive abitudini si possono eliminare.

Questo è fondamentale, perché prima di parlare ai ragazzi dovremmo praticare un po’ di economia circolare e provare attraverso piccoli gesti a diventare esempi, modelli da emulare.

Cambiare abitudini significa:

  1. rappresentare nella mente le situazioni e i benefici che si raggiungeranno attraverso piccoli e grandi obiettivi
  2. fare pratica gradualmente partendo dalle cose più semplici, come la raccolta differenziata
  3. allenare la volontà e il carattere scegliendo cosa fare e senza lasciarsi andare agli automatismi

Tutto ciò può rivelarsi utile in qualsiasi ambito della propria vita e per qualsiasi scopo si desideri lavorare.

Imparare a controllare gli impulsi (del sistema limbico) non è cosa da eroi ma una necessità del nostro tempo. Una caratteristica riscontrabile, per esempio, negli sportivi e nei musicisti.

Allora, certo, è importante raccontare di economia circolare, discutere, narrare storie, condividere progetti.

E perché poi, non investire attraverso le istituzioni sulla scuola, sulla famiglia, sulle associazioni. Più che “insegnare” qualcosa ai ragazzi che invece è già parte di loro… perché non creare gruppi di lavoro: adulti e ragazzi, che poi si riuniscono e si confrontano e si sostengono.

Noi ci crediamo davvero. Iniziamo senza paura di fallire, senza troppi pensieri che ostacolino le nostre azioni.

Iniziamo come ci insegna Mel Robbins, dopo aver contato fino a 5

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