Energia non rinnovabile: cos’è e qual è il suo impatto ambientale?

ASM SET 16/nov/2020
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Benché oggi sia abbastanza evidente l’impatto che l’energia non rinnovabile ha avuto su tutto l’ecosistema, in passato l’essere umano non poteva fare a meno di servirsi delle risorse fossili per sopravvivere.

Il carbone, soprattutto, era presente in enormi quantità su tutto il pianeta. Assieme al petrolio hanno contribuito allo sviluppo della società industriale che tutt’oggi conosciamo.

Anno dopo anno, però, l’incessante approvvigionamento di queste risorse e il loro spreco smodato ha fatto sì che oggi ne siamo rimasti a corto.

Il recente Earth Overshoot Day, avvenuto il 22 agosto 2020, ci ha ricordato che abbiamo terminato la disponibilità naturale di risorse fossili del pianeta per quest’anno, con ben quattro mesi in anticipo.

Come se non bastasse, l’impiego di fonti fossili per produrre energia non rinnovabile ha letteralmente avvelenato il pianeta. Il cambiamento climatico e tutti i disastri ambientali che esso comporta ne sono un segnale inequivocabile.

È in questo contesto che si inserisce il concetto di energia circolare, prodotta da fonti rinnovabili: un’energia sostenibile, che rispetta l’ambiente.

Abbandonare le fonti di energia non rinnovabile, allora, è l’unica possibilità che abbiamo. Passare alle fonti rinnovabili permette di garantire il costante apporto energetico a tutta la Terra senza però prosciugare le risorse disponibili. E garantendo, soprattutto, il benessere del pianeta.

Ma cos’è l’energia non rinnovabile e come si ottiene? E soprattutto, quali sono i suoi effetti sull’ambiente e l’ecosistema?

Fonti non rinnovabili: cosa sono e quali sono

Per energia non rinnovabile si intende l’energia ottenuta dalla trasformazione di fonti fossili, naturalmente disponibili in natura ma che sono limitate e a rischio esaurimento.

A differenza delle fonti di energia rinnovabile, che sono disponibili in quantità illimitate e si reintegrano in brevissimo tempo, le fonti fossili hanno impiegato intere ere geologiche per prodursi.

Queste fonti di energia non sono rinnovabili, quindi, perché si generano a ritmi molto lenti. Una volta terminate le scorte a disposizione, infatti, dobbiamo attendere molto tempo prima che tornino nuovamente disponibili.

Le fonti di energia non rinnovabile possono essere suddivise in due macro categorie. Fonti fossili, che comprende carbone, petrolio e gas, e fonti nucleari, che sono il plutonio e l’uranio.

Petrolio

Il principale combustibile utilizzato nella società moderna.

La sua lavorazione da vita ad una quantità infinita di prodotti sia materiali che energetici, tra cui la benzina e l’elettricità delle centrali termoelettriche.

piattaforma-per-estrazione-petrolio-un-energia-non-rinnovabile

Il petrolio si trova sottoforma di liquido viscoso raccolto in giacimenti sulla crosta terrestre. Il petrolio non è altro che un composto naturale di idrocarburi dovuto alla decomposizione di sostanze organiche in mare. Per questo motivo, spesso, gli impianti di perforazione ed estrazione del petrolio si trovano proprio in mezzo al mare.

Servono decine di milioni di anni perché il petrolio si riformi una volta consumato, mentre gli esseri umani stanno mettendo seriamente a rischio la disponibilità attuale di petrolio nel giro di qualche secolo. Secondo le stime, sembra proprio che il prezioso oro nero terminerà entro il 2050 se continuiamo a sfruttare e sprecare con questo ritmo.

Carbone

Considerata la seconda fonte di energia non rinnovabile a livello mondiale, il carbone è stato largamente utilizzato come combustibile per riscaldamento durante la Rivoluzione industriale. Si tratta della risorsa più economica disponibile in natura, ma al tempo stesso della più inquinante.

Dalla sua combustione, infatti, si genera un volume enorme di CO2, che è la principale responsabile dell’inquinamento dell’atmosfera.

Esistono due tipi di carbone impiegati nell’industria. Quello naturale o fossile, che si forma naturalmente con un processo di sedimentazione delle rocce di carbonio, e quello artificiale come il carbon coke, prodotto dall’uomo attraverso un processo di distillazione.

Il carbone è presente in quantità maggiore sulla terra rispetto al petrolio e per questo motivo si stima che il suo esaurimento potrebbe avvenire non prima di 250 anni.

Gas naturale

Si tratta della terza fonte di energia non rinnovabile più utilizzata al mondo. Si produce a causa della decomposizione di organismi nel sottosuolo e, rispetto alle prime due fonti, è quella che inquina meno.

Per ogni unità di energia ottenuta dai gas naturali, infatti, viene rilasciata circa il 40% di anidride carbonica in meno rispetto al carbone. Il problema, però, sta nel fatto che il trasporto dei gas naturali è molto difficile e costoso.

Il gas naturale più comune è il metano, utilizzato quotidianamente per il riscaldamento delle domestico o per produrre elettricità.

Dal momento che è largamente impiegato, rischia di esaurirsi in appena qualche decennio.

Uranio

Non si tratta di una fonte fossile, eppure l’uranio rientra a pieno nella categoria di fonte di energia non rinnovabile.

A differenza degli altri combustibili, infatti, l’uranio non è ottenuto da un processo di fossilizzazione delle rocce terrestri, ma è presente in queste rocce allo stato naturale. Allo stesso tempo, però, ci vogliono parecchi anni prima che la natura produca nuovo uranio, quindi se consumato velocemente si rischia di rimanerne senza.

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L’uranio si comporta diversamente rispetto alle fonti fossili anche durante la combustione. Quando viene impiegato per la produzione di calore, infatti, non emette CO2 e pertanto non è responsabile dell’inquinamento atmosferico. Di contro, però, è in grado di produrre scorie radioattive tossiche e pericolosissime per l’uomo e l’ambiente.

L’isotopo di uranio 235 è un metallo radioattivo che viene sottoposto a processo di fissione in centrali nucleari. Attraverso la scissione dell’atomo, quindi, si ottiene l’energia nucleare.

Dal momento che si tratta di una risorsa molto pericolosa, soprattutto dopo il disastro di Chernobyl negli anni 50, sono molti i paesi che hanno smesso di studiare e utilizzare l’uranio come fonte di energia. Si stima, quindi, che il suo esaurimento potrebbe avvenire in 150 anni.

L’impatto ambientale delle fonti di energia non rinnovabile

Anni e anni di sfruttamento di queste risorse, e del loro impiego massiccio per la produzione di energia, hanno dato vita ad uno sviluppo industriale altamente nocivo per il pianeta.

Oltre al fatto che abbiamo messo seriamente a rischio la loro disponibilità naturale, bisogna considerare anche l’impatto ambientale che le fonti di energia non rinnovabile causano.

La combustione delle fonti fossili, come abbiamo visto, sprigiona enormi quantità di CO2 nell’aria causando inquinamento e, per diretta conseguenza, l’effetto serra.

Quest’ultimo è responsabile dell’aumento della temperatura terrestre oltre un limite che sta stravolgendo gli equilibri dell’ecosistema. Da diversi anni, infatti, la temperatura sulla Terra è aumentata significativamente e ciò ha causato disastri ambientali irreparabili.

Primo fra tutti, lo scioglimento dei ghiacciai e, di conseguenza, l’aumento del livello del mare.  La siccità, la desertificazione, l’estinzione di alcune specie animali e la distruzione dell’ecosistema sono solo alcuni degli altri effetti provocati dall’inquinamento.

Come se non bastasse, le temperature più alte dovute al surriscaldamento globale sono la base di proliferazione di virus e batteri (come il recentissimo Coronavirus), come confermato dal WWF.

Inoltre, continuare ad utilizzare le risorse fossili per la produzione di energia comporta il deturpamento dei territori per lasciare spazio a centrali e impianti di estrazione e lavorazione dei combustibili.

Senza contare, poi, gli “incidenti di percorso” che hanno provocato disastri ambientali incalcolabili. Ne è un esempio l’incidente avvenuto di recente nelle acque delle Mauritius dove una nave petrolifera ha provocato lo sversamento di oltre 3000 tonnellate di petrolio in mare, distruggendo la barriera corallina e uccidendo numerosi delfini.

Altri problemi che non possono essere sottovalutati sono quelli relativi all’aumento dei prezzi a causa della scarsità di risorse e la conseguente dipendenza, da parte dei paesi più poveri di risorse, dalle nazioni più ricche.

Man mano che la quantità disponibile di petrolio, carbone e gas andrà a diminuire, infatti, acquistare le risorse vergini comporterà un impegno economico sempre più notevole e i paesi meno industrializzati potrebbero non permetterselo. Ciò non farà altro che aumentare il divario economico tra i paesi, distruggendo ogni principio di uguaglianza.

Energia circolare per un futuro più sostenibile

Non possiamo fare altro che ammetterlo, quindi: le fonti fossili e non rinnovabili un giorno si esauriranno completamente e non potremo più contare su di loro per la produzione di energia nel nostro pianeta.

È necessario oltre che urgente, allora, cambiare rotta sin da subito cogliendo l’opportunità che la natura ci offre.

Le fonti di energia rinnovabile, come quella solare, eolica e idrica, ci permettono di ottenere energia circolare pulita e sostenibile, che non si esaurisce mai. Finché ci saranno il sole, il vento e l’acqua, infatti, potrà esserci vita.

Scommettere sull’energia green è quindi la migliore soluzione per garantire l’approvvigionamento energetico costante e a tutti i paesi, senza deturpare la natura e consumare risorse limitate.

E, soprattutto, aiutando il pianeta a respirare aria pulita.

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