Smart Working: come ridurre i consumi lavorando da casa

ASM SET 26/mag/2020
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Tanti di noi in questo periodo si sono ritrovati a dover svolgere il proprio lavoro da casa, con più o meno difficoltà a seconda del tipo di lavoro svolto.

Ma dire smart working è la stessa cosa che dire lavoro agile, lavoro da remoto, et similia?

Cerchiamo innanzi tutto di fare un po’ di chiarezza, e poi di rispondere alle domande che tutti noi ci siamo posti in questi mesi:

  • Lavorare da casa mi porterà a una bolletta più salata nei consumi?
  • Come mai spendo di più per la spesa?
  • Come posso stare attenta al portafoglio senza rinunciare alla qualità del lavoro da casa?

Cosa vuol dire smart working?

Smart working è sinonimo di lavoro agile; si tratta di un’espressione utilizzata nel business per indicare una

modalità di lavoro non vincolata da orari o da luogo di lavoro, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro.

Il lavoro da casa che tanti stanno sperimentando in questo periodo, invece, è qualcosa di diverso, perché regolamentato dagli orari d’ufficio e dall’obbligo di lavorare dal proprio domicilio, dove tra l’altro molti di noi si sono visti recapitare i documenti e il pc aziendale necessario per lavorare.

Il telelavoro o smart working, invece, incoraggia i dipendenti a organizzare in autonomia la propria giornata, a lavorare dal luogo che gli è più congeniale, e a rispondere al datore di lavoro solo in merito ai progetti e alle scadenze concordate. Se il lavoratore preferisce lavorare in tarda serata, magari perché di giorno segue i figli con le videolezioni scolastiche, può farlo, senza dover essere per forza alle 9 del mattino davanti al pc.

La definizione di lavoro agile (o smart working) è stabilita persino dalla legge, anche se pochi lo sanno: essa si trova nella Legge n. 81/2017, che pone l’accento sulla flessibilità organizzativa, sulla volontarietà delle parti che sottoscrivono l’accordo individuale e sull’utilizzo di strumentazioni che consentano di lavorare da remoto.

Le caratteristiche del lavoro smart

Se adottiamo questa ottica, quindi, è chiaro che lo smart working non è il semplice lavoro da casa, svolto davanti al pc e a Skype dalle 9 alle 18: si tratta di una modalità completamente diversa di concepire il proprio lavoro, caratterizzato in questo caso da:

  • flessibilità,
  • autonomia,
  • fiducia,
  • responsabilizzazione e collaborazione tra le parti.

Lo smart working, quindi, da un certo punto di vista può aiutare il lavoratore dipendente a essere tutelato dal punto di vista assicurativo, medico ed economico, ma a conciliare meglio vita privata e attività lavorativa.

Se ne sono accorti in questi mesi tutti coloro che hanno dovuto lavorare da casa, a causa della pandemia, ma anche collaborare con gli altri familiari per far sì che ci fosse un giusto equilibrio tra tempo dedicato allo studio/lavoro e tempo libero.

Dal punto di vista psicologico, dunque, lo smart working è adatto e auspicabile per tutte quelle persone che non amano le regole rigide, gli orari fissi, che sono ben organizzate e che riescono in autonomia a svolgere il lavoro richiesto, senza il bisogno di essere in ufficio alla propria scrivania per farlo.

Non è detto, però, che questa modalità vada bene per tutti: chi è più socievole e ama stare in mezzo agli altri, chi è preciso e puntuale e non trova gravosi gli orari di ufficio, potrebbe vivere invece lo smart working con stress e irritabilità, poiché l’isolamento non favorisce la sua concentrazione. Sarebbe dunque opportuno che, dove possibile, l’azienda lasciasse liberi i lavoratori di decidere qual è la modalità di lavoro preferita. I vecchi schemi stanno saltando, ma non è detto che quelli nuovi vadano bene per tutti.

Adattarsi allo smart working in maniera “green”

Chi in questi mesi ha lavorato in smart working potrebbe aver notato un aumento nelle bollette. Non sono pochi, infatti, i fronti a cui fare attenzione: la connessione Internet, la spesa, il consumo energetico, gli acquisti online.

Prima di tutto, va detto che tanti di noi si sono dovuti adeguare e costruire un “piccolo ufficio” anche a casa, quasi sempre a proprie spese: abbiamo dovuto acquistare stampanti, toner, carta, cancelleria, pc, schermi più grandi, magari un secondo computer per le videolezioni di nostro figlio, e così via.

Non sempre le aziende sono state sollecite nel fornire ai dipendenti tutto ciò di cui avevano bisogno per lavorare da casa, e così molti di noi hanno dovuto improvvisare. Certo, si tratta di investimenti a lungo termine, ma per chi sa che lo smart working non durerà in eterno, magari potrebbe essere una buona idea noleggiare gli strumenti di cui ha bisogno adesso, piuttosto che comprarli.

La seconda cosa di cui ci siamo tutti resi conto in questa pandemia è che siamo dipendenti dalla connessione Internet, tanto che possiamo considerarla un bene primario: senza Internet non possiamo mandare mail, seguire le videolezione, condividere file, guardare film la sera per rilassarci… e se prima avevamo una connessione dati a consumo, adesso si è reso indispensabile attivare una connessione senza limiti, magari in fibra.

Per risparmiare un po’ potremmo utilizzare la connessione dati del cellulare, che ormai a pochi euro al mese offre 50 e più GB di dati, ma tutto dipende dal lavoro che svolgiamo. Nel caso in cui dovessimo spedire e ricevere file molto pesanti, tutto questo potrebbe non bastare. È allora necessario attivare una connessione più stabile, magari confrontando sui comparatori online le offerte migliori.

Ridurre gli sprechi

Restando a casa sono aumentate anche le spese per gli acquisti online (molti evitabili, dettati solo magari dalla nostra noia e dalla voglia di qualcosa di nuovo) e per i generi alimentari.

Se da un lato è fisiologico che la spesa per il cibo sia aumentata, dato che tutta la famiglia è a casa a pranzo e a cena, dall’altro dobbiamo stare attenti a cosa mettiamo nel carrello. Il prezzo di tanti generi alimentari è aumentato in questo periodo, quindi è buona abitudine:

  • fare una lista della spesa prima di uscire di casa;
  • non andare mai al supermercato affamati o in ore pasti, o quando si è di cattivo umore;
  • limitarsi ad acquistare i prodotti di prima necessità e solo i prodotti che sono in offerta.

Non solo: restando a casa consumiamo più luce, acqua e gas del solito, e tutto questo si ripercuote in bolletta.

SosTariffe.it ha analizzato attraverso uno studio il possibile andamento dei consumi durante la quarantena, dividendo la stima attraverso tre tipologie di utenti:

  • single, aumento del 29,6% su luce e 22,1% su gas;
  • coppia, aumento del 21,8% su luce e 22,2% su gas;
  • famiglie, aumento del 32,4% su luce e 31,9% su gas.

Come risparmiare sull’energia elettrica e sul gas

Questa è forse la voce che peserà di più in bolletta (a causa dei pc e degli schermi che dovranno essere accesi almeno 8-9 ore al giorno), ma con alcuni accorgimenti possiamo limitare i danni.

Per prima cosa, limitiamoci ad accendere la luce solo quando ci serve. Sfruttiamo il più possibile la luce naturale, lavorando fino al tramonto: per fortuna le giornate tendono ad allungarsi sempre di più. In alternativa, utilizziamo delle lampadine a LED (che consumano fino al 50% in meno rispetto a quelle normali).

Attenzione a cavi, connettori e caricabatterie: limitiamo il consumo sfruttando la batteria dei portatili e degli smartphone fino a quando non si renderà necessario ricaricare.

Non lasciamo cavi in giro attaccati alla presa elettrica.

Presto purtroppo si renderà necessario accendere anche i condizionatori, soprattutto per chi vive in città in appartamenti molto piccoli.

Il consiglio valido è quello di arieggiare le stanze il più possibile al mattino, e di abbassare tapparelle e tende quando c’è il sole battente. Vestiamoci più leggeri, e cerchiamo di rimandare il più possibile il momento in cui dovremo accendere il condizionatore.

Se proprio è necessario, attiviamo la modalità di deumidificazione, invece di quella di raffrescamento: in questo modo ci sentiremo comunque meglio, con un minor dispendio di energia.

Per quanto riguarda il gas, invece, è bene cercare di consumare piatti freddi, man mano che si avvicina la bella stagione, o di sfruttare il calore del forno quando lo si accende.

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