Aziende ecosostenibili: cosa sono e come funzionano?

ASM SET 17/apr/2021
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Sarà vero che ogni sfida può trasformarsi in un’opportunità? Forse dipende dallo spirito con cui si affrontano i problemi, non sempre ci sentiamo così pronti a saltare l’ostacolo. Ma…cosa c’entrano in questo discorso le aziende ecosostenibili?

Il business e l’imprenditorialità hanno subito radicali trasformazioni. E i cambiamenti attuati, seppur attraverso un grande impegno, hanno generato Valore.

Negli anni, hanno avuto un impatto molto positivo: sull’ambiente, sull’economia e, inevitabilmente, a livello sociale.

“Volente o nolente”, per amore o per forza, la realtà aziendale ha bisogno di soddisfare la domanda dei consumatori.

E cosa chiedono le persone oggi?

Nella maggior parte dei casi scegliamo di comprare prodotti che hanno una storia sostenibile alle spalle.

Vediamo poi, che l’86% dei Millennial sarebbe favorevole a lavorare con lo stipendio ridotto “purché si tratti di attività ecosostenibili”.

Se conosci qualcuno di loro, sai anche tu quanto hanno a cuore la questione ambientale (i nati alla fine del XX secolo).

Ma non solo loro…

Il “settore sostenibile” l’anno scorso valeva il 2,4% del Pil.

Un sondaggio Ipsos sull’economia circolare, per l’EcoForum di ottobre 2020, mostra molto altro.

Per esempio:

  • Un’azienda su quattro investe sulla sostenibilità da tempo
  • Il 56% delle aziende conferma di voler strutturare il percorso

In più, consideriamo che questa rilevazione è avvenuta in piena pandemia.

Nonostante le enormi difficoltà dovute al Covid-19 l’interesse cresce. È sincero!

L’attenzione verso l’economia circolare in Italia e nel mondo, l’impegno per l’uso efficiente delle risorse, la transizione energetica verso fonti non inquinanti: sono temi caldi per tutti.

Pensate che il Sole 24 Ore e Statista, leader nell’analisi di dati e trend di mercato, hanno ideato il bando “Leader della Sostenibilità 2021”.

Il concorso chiama all’appello imprese (e persone). Dopo la selezione saranno inserite nell’elenco italiano di “eccellenze green ed etiche”.

Ma perché -il discorso- è così interessante?

Aziende ecosostenibili Italia

Vediamo subito quale modello di gestione possono assumere le aziende ecosostenibili per andare incontro alle “esigenze della natura” e quindi rispondere alla domanda dei loro clienti.

Un esempio, tra i tanti e vari, ce lo fornisce Stephan Elsner, Direttore Generale di “Bonprix” in Italia.

Elsner afferma:

“Vogliamo essere sostenibili non solo per quello che vendiamo, ma anche per come lo vendiamo. Stile, innovazione, etica: sono queste le parole che da sempre guidano l’operato di bonprix e Otto Group, verso un futuro e un commercio sostenibile.”

Elsner sottolinea che anche se l’Unione Europea impone la neutralità entro il 2050, l’azienda ha sempre ritenuto questo obiettivo molto urgente.

Per questo da tempo hanno deciso di investire le loro risorse nella produzione ecosostenibile.

A quanto pare a breve partiranno con un progetto pilota in Italia, di cui sono soddisfatti e orgogliosi.

Per lavorare in tempi record sugli standard ambientali determinati dalla Commissione Europea (2019), Bonprix farà innanzitutto una cosa: misurare l’impronta aziendale di carbonio nell’ambiente.

L’Azienda vuole prepararsi al “Green Deal” e diventare “CO2 neutrale” entro il 2030.

Tracciando le emissioni CO2 e altri agenti inquinanti, determineranno la loro impronta ecologica a livello di:

  • processo
  • prodotto
  • azienda

In questo modo potranno simulare e ottimizzare piani di riduzione delle emissioni fino a raggiungere la neutralità. Questo loro approccio, tra l’altro, verrà interamente basato sulla trasparenza dei dati rilevati.

Leggi anche la nostra guida sullenergia sostenibile.

Aziende ecosostenibili: cosa sono

Le aziende ecosostenibili rispondono ad uno specifico tipo di richiesta, effettuata sia dai giovani che dalle famiglie.

Essere sensibili nei confronti dell’ambiente e quindi operare nel rispetto di principi ecologici.

La capacità che le risorse naturali hanno di rinnovare sé stesse è il focus di questa domanda nel mercato odierno. Andare ad intaccare tale capacità “rigenerativa”, significa fare del male a noi stessi.

Ma l’equilibrio degli ecosistemi presenti sul pianeta è più delicato di quanto potessimo immaginare, almeno fino a qualche anno fa.

E ora che ne siamo consapevoli, non possiamo fare a meno di occuparcene.

Perciò, le aziende ecosostenibili cercano innanzitutto di attuare politiche per la salvaguardia della natura e delle sue risorse.

Oggi questo avviene all’interno di un ampio quadro, definito anche dall’Agenda 2030 Onu, per lo sviluppo sostenibile.

Le aziende ecosostenibili, però, puntano in primis alla tutela della natura e le loro attività tendono a migliorare la produzione attraverso determinate pratiche. Studiate appositamente per ridurre l’impatto umano: dalla scelta delle materie prime all’energia da utilizzare, dai fornitori ai clienti, con cui condividono il loro percorso.

Secondo Greenpeace, le aziende ecosostenibili aiutano l’ambiente innanzitutto dicendo addio alla plastica. L’associazione parla di “allarme imballaggi” e chiede con fermezza di ripartire dal packaging.

In effetti gli sforzi di alcune multinazionali iniziano proprio attraverso questo gesto.

Pure lanciando uno sguardo alle richieste dei millennials: d’altronde sono proprio loro i clienti attuali e molto presto i futuri manager.

Per chi volesse aderire alla campagna “Plastic free” basta dare un’occhiata alle linee guida diffuse dal Ministero dell’Ambiente. Oggi Ministero della Transizione ecologica.

Che cosa significa “sostenibilità”?

Sappiamo bene che la definizione generica di sostenibilità risale agli anni Ottanta.

Arriva con il Rapporto Brundtland, documento pubblicato nel 1987, dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo (WCED).

Il rapporto introduce per la prima volta il concetto specifico di “sviluppo sostenibile”.

La coordinatrice Gro Harlem Brundtland in quell’anno era presidente del WCED (World Commission on Environment and Development) e aveva commissionato il rapporto.

Fu lei ad utilizzare la famosa definizione: «Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri»

Cosa intendeva dire la presidente?

Faceva riferimento a un approccio che richiede l’adozione di scelte, sempre personali, ma che implicano una certa consapevolezza.

Scelte che riguardano il proprio comportamento. Attuate tenendo in considerazione gli effetti sul lungo periodo, piuttosto che quelli osservabili nel solo breve termine.

Presente e futuro sono legati in modo indissolubile. Non possiamo prescindere dal fatto che quello facciamo oggi avrà comunque delle conseguenze.

Ce lo ricorda la natura globale della crisi sanitaria (ed economica): siamo tutti abitanti dello stesso pianeta, essere uniti ci rende forti!

Avere una prospettiva univoca riguardo lo sviluppo sostenibile è stata fin da subito una necessità.

Per questo nel 2015 l’ONU ha tracciato un’Agenda Globale per lo Sviluppo Sostenibile.

Nello stesso anno le principali potenze economiche mondiali hanno firmato gli Accordi di Parigi, impegnandosi a riadattare i propri modelli di sviluppo.

Perchè? Per la salvaguardia del pianeta, a fronte degli evidenti (e dannosi) cambiamenti climatici.

Così, la consapevolezza sembra essere diventata il primo elemento costitutivo della sostenibilità.

Ecosostenibilità

Lo sviluppo ecologicamente sostenibile riguarda la componente ambientale dello sviluppo sostenibile. A questa componente fanno particolarmente attenzione le aziende ecosostenibili.

Tale obiettivo può essere raggiunto, in parte, attraverso l’uso del principio di precauzione.

Ma è evidentemente fondamentale anche il principio di equità intergenerazionale.

La generazione attuale, infatti, dovrebbe assicurare che la salute, la diversità e la produttività dell’ambiente siano mantenute o migliorate a beneficio delle generazioni future.

Affinché il “movimento ecologico” potesse fiorire, nel tempo, i fattori ambientali hanno assunto un peso sempre maggiore nella valutazione dei beni e dei servizi.

La Strategia Mondiale di Conservazione fu pubblicata nel 1980, diventando una delle possibilità di sviluppo più incoraggianti. Un programma orientato a modificare le politiche riguardanti la sostenibilità ecologica.

L’obiettivo era, appunto, quello di incentivare la conservazione della diversità biologica e dell’integrità ecologica.

La pubblicazione segnò un cambiamento politico fondamentale per il movimento di conservazione globale.

Il focus tradizionale divenne la cura (oltre alla prevenzione). Confermando la tendenza crescente nell’assimilazione degli obiettivi di conservazione e sviluppo, che sono fondamentali per una società ecologicamente sostenibile.

La Strategia Mondiale di Conservazione promuove i principi dello sviluppo sostenibile e affronta le preoccupazioni ambientali relative allo sviluppo economico.  

Gli obiettivi di conservazione sono principalmente tre:

  • Mantenere i cicli biogeochimici essenziali e i sistemi di supporto della vita
  • Preservare la diversità genetica
  • Stabilire un uso sostenibile delle specie e degli ecosistemi

Aziende ecosostenibili e modello circolare

Sembra che le aziende ecosostenibili portino avanti il loro lavoro un po’ sulla scia di quanto affermato dai premi Nobel per l’economia William D. Nordhaus e Paul M. Romer.

Questi personaggi hanno vinto integrando cambiamenti climatici e innovazioni tecnologiche (nell’analisi macroeconomica a lungo termine).

Il loro lavoro risponde alla domanda:

“quali modalità adottare per una crescita economica che sia durevole e sostenibile?”

La regia di chi mette in piedi un’azienda ecosostenibile risponde, infatti, alla logica della Strategia Mondiale di Conservazione:

“visto che esistono minacce di danni ambientali gravi o irreversibili, la mancanza di piena certezza scientifica non dovrebbe essere usata come ragione che rimanda le misure per prevenire il degrado ambientale.”

Oggi, quindi, la sostenibilità ispira innovazioni che rappresentano soluzioni necessarie e chi sa cosa si intende per economia circolare è consapevole del fatto che questo modello innovativo è parte della soluzione.

Dalle storie e dai libri di economia circolare apprendiamo che essa è vantaggiosa, per l’umanità e per un futuro sostenibile.

L’economia circolare è un sistema considerato rigenerativo. Basato su cicli chiusi in cui le materie prime e i prodotti “circolano” eliminando gli sprechi.

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È come se prendessimo a modello la circolarità degli elementi di un ecosistema naturale. Per esempio la foresta.

Per questo le aziende ecosostenibili molto spesso scelgono di applicare i principi del mondo circolare e in essi trovano giovamento.

Prodotti e servizi vengono valutati per il loro impatto ambientale in tutte le fasi del ciclo di vita. Tale valutazione è importante per ridurre i loro effetti nocivi sulla natura.

Questo richiede, per esempio, l’innovazione di nuovi materiali compositi, che siano biodegradabili e possano essere riciclati con un impatto minimo o nullo sull’ambiente.

Sappiamo che tutto ciò è possibile. I progetti di economia circolare attuati ci hanno mostrato quanti benefici possa apportare.

Aziende ecosostenibili? Sono le aziende impegnate per l’ambiente

Noi umani, che per il momento abbiamo un solo pianeta da vivere, dipendiamo fortemente dalle risorse naturali e dagli ecosistemi. Questo lo hanno capito bene e con grande anticipo le aziende ecosostenibili.

Secondo alcune stime, viviamo sul pianeta da circa 300.000 anni e le civiltà risalgono al 4.000 a.C.

La comunità scientifica ha definito che l’età media di estinzione per le specie oscilla tra i 2 e i 5 milioni di anni. (Alcune sopravvivono da centinaia di milioni di anni).

Il punto è che, continuare a “maltrattare” l’ambiente significherebbe correre verso l’estinzione ben prima della media.

Soprattutto, la nostra specie, in realtà, è rappresentata da una bassissima percentuale di esemplari: siamo lo 0,01% di vita sulla Terra (in biomassa).

Per questo è incredibile osservare, che nonostante siamo circondati per lo più da piante e batteri, ci siamo ritrovati a distruggere circa l’83% delle altre specie.

Un crescente movimento globale chiede che la distruzione ambientale (ecocidio) venga trattata come genocidio e crimini contro l’umanità!

Per la maggior parte della nostra storia, abbiamo vissuto in modo sostenibile e abbastanza in armonia con la natura. Poi, l’industrializzazione ha accelerato il ritmo e gli stili di vita sono cambiati.

L’industrializzazione ha dato vita all’economia lineare ed ha messo l’accento sulla cultura del produci/consuma/butta via.

Negli ultimi cento anni in particolare, la popolazione in rapida crescita e l’urbanizzazione hanno causato l’utilizzo eccessivo delle risorse del pianeta e inquinato gli ecosistemi.

Questo contribuisce alle condizioni meteorologiche estreme (il cosiddetto cambiamento climatico), all’aumento del livello del mare e svariate conseguenze pericolose …

Tutto ciò ha portato i governi del mondo a stabilire di cambiare rotta. Abbiamo virato e siamo in transizione.

Dalla nostra attuale insostenibile economia lineare all’economia circolare.

Questo cambiamento è molto apprezzato perché giunge con la promessa di risultati positivi “per tutte le parti interessate”.

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