Caro Benzina e quel prezzo che paghiamo 2 volte

ASM SET 12/apr/2022
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Cosa pensate di questo famigerato “caro benzina”?

A Sky Tg24 il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha detto la sua.

Secondo lui, il mercato specula per sua natura.

Ed è ancora questo il motivo per cui ci siamo ritrovati con la benzina a 2 euro e venti.

Da un lato ci sono le accise.

Che in teoria servono a “far funzionare” lo Stato.

Dall’altro un nervosismo che raddoppia, quadruplica o quintuplica il prezzo.

Facendo arricchire pochissimi.

“Noi faremo la nostra parte, del nostro meglio. Ma qui siamo in presenza di una colossale truffa!”

Ha affermato il ministro…: a spese delle imprese e dei cittadini!

Così, sulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato l’atteso decreto.

“Misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina”. All’interno del quale, sono state incluse alcune misure per frenare il caro energia.

Per quanto riguarda i carburanti, lo saprete di certo, il Governo ha deciso di tagliare le accise.

25 centesimi di euro più IVA pari a 30,5 centesimi.

A seguito della pubblicazione, sono entrate in vigore le norme contenute nel decreto. Con i primi effetti sui prezzi della benzina e del diesel.

Adeguamento che ha incontrato qualche contrattempo, ma divenuto sempre più concreto. (Per fortuna.)

La scelta dal Governo mira a valutare come evolverà il mercato nel corso di queste settimane.

Dunque, a breve, se i prezzi non dovessero scendere, il Governo potrebbe intervenire ulteriormente.

Il taglio delle accise ha fatto discutere le associazioni di categoria.

Anche perché l’importo viene giudicato insufficiente a rendere i prezzi di benzina e diesel accettabili per le famiglie e le imprese.

Poi, le quotazioni del petrolio sono pure tornate a salire!

E gli aumenti, si sa, potrebbero portare a nuovi incrementi del prezzo.

Quindi erodere il taglio sulle accise deciso dal Governo.

Caro Benzina: soluzioni

Dopo settimane di rialzi dei prezzi, sul Caro Benzina è intervenuto il Governo.

Lo scopo era, come dicevamo, di rendere benzina e gasolio più accessibili ai consumatori finali.

E, in effetti, il provvedimento è andato nella direzione auspicata.

Il problema è che, dà respiro (ad automobilisti, autotrasportatori e imprese) solo per un tempo limitato.

Quindi non siamo al riparo da futuri rincari.

Il taglio è importante, ma essendo “limitato”, non sappiamo cosa accadrà dopo questi 30 giorni.

Secondo gli esperti del settore, infatti, bisognerebbe rendere l’intervento più duraturo.

Sulle varie speculazioni, poi, è intervenuta l’Antitrust.

Che si è attivata (anche con l’ausilio della Guardia di Finanza) per fare chiarezza su eventuali violazioni delle norme.

In materia di abuso di posizione dominante o di intese restrittive della concorrenza.

Dunque, sono state notificate richieste di informazioni dettagliate alle maggiori compagnie petrolifere.

Per evitare aumenti futuri dovuti anche alla speculazione, molti ritengono che l’azzeramento temporaneo dell’Iva sia la strada migliore da percorrere.

Il suo azzeramento sarebbe l’unica garanzia di un rallentamento della crescita del prezzo alla pompa del carburante.

Altroconsumo, quindi, ha continuato la battaglia chiedendo alle istituzioni di eliminare l’Iva sui carburanti.

Sia sul costo industriale che sulle accise.

Caro Benzina: guerra

Ancor prima dell’instabilità dovuta alla guerra, il caro benzina e il caro bollette 2022 si sono fatte strada a causa della crisi energetica.

Ora, sappiamo che l’Unione europea può sganciarsi dalle importazioni di petrolio, gas e carbone dalla Russia ben prima del 2030.

E per riuscirci punta sul piano REPowerEU, annunciato l’8 marzo dalla Commissione europea.

A breve termine, la promessa è di ridurre fino a due terzi l’importazione di gas dalla Russia. Entro la fine di quest’anno.

Sul lungo periodo, di aumentare la resilienza dell’intero sistema energetico.

Con il piano REPowerEU, l’Europa punta innanzitutto a diversificare le forniture di gas.

Incrementando le importazioni di gas naturale liquefatto (gnl) e gasdotti da fornitori non russi.

E aumentando la produzione e le importazioni di biometano e idrogeno rinnovabile.

Inoltre, ci auguriamo (all’unanimità) la riduzione sempre più rapida dell’uso di combustibili fossili (energia non rinnovabile) in case, edifici, industrie. E, più in generale, in tutto il sistema.

Infatti, il RePowerEU ha come pilastro l’efficientamento energetico e l’implementazione della produzione da fonti rinnovabili.

D’altronde, la nuova geopolitica dell’energia e la realtà del mercato richiedono di accelerare drasticamente la transizione verso un sistema pulito!

“La guerra di Putin in Ucraina dimostra l’urgenza di accelerare la transizione verso l’energia pulita.”

Continua a sottolineare il vicepresidente esecutivo per il green deal europeo, Frans Timmermans.

Le rinnovabili sono una fonte di energia “economica, pulita e potenzialmente sena fine”.

Quindi, invece di finanziare i danni ambientali e le industrie fossili (altrove), potremmo creare posti di lavoro (in Europa, per esempio).

Cosa accade oltreoceano?

Una serie di condizioni sfavorevoli ci hanno condotti a dover affrontare il problema del caro benzina.

E come accennato nell’articolo Guerra & Ambiente: ecco come i conflitti frenano la transizione ecologica…sono molti i fattori che ci inducono a comprendere quanto sia essenziale accelerare la transizione verso un’energia sostenibile.

Tante ed essenziali le decisioni che i governi di tutto il mondo si trovano a dover affrontare in questo momento storico.

Così, per esempio, lo stesso giorno in cui la Commissione Ue ha presentato il piano d’azione REPowerEU, l’embargo energetico degli Usa su gas e petrolio russi inasprisce le sanzioni occidentali a Mosca.

Anche il Regno Unito ha annunciato il blocco delle importazioni di idrocarburi russi. Entro la fine del 2022.

Ci saranno sicuramente ripercussioni sui consumatori.

Ma lo scopo di questi leader sembra essere uno solo: smettere di finanziare la guerra di Putin.

Joe Biden, in conferenza stampa, ha affermato che evitare le importazioni sembra essere l’unico modo per colpire “la maggiore arteria dell’economia russa”.

Nelle ultime settimane l’inflazione è cresciuta notevolmente e i prezzi del barile sono alle stelle.

Lo scorso 7 marzo, solo per il timore di un blocco di questo tipo, il costo di un barile di petrolio Brent del mare del Nord aveva toccato quota 139,13 dollari e il Wti Usa 130,5 dollari.

Massimi storici dal 2008.

Secondo l’Automobile club americano (Aaa), il prezzo di petrolio e benzina non scenderà.

Ma se è vero che questi aumenti sono inevitabili, la promessa è di impostare una nuova strategia di approvvigionamento.

Stimolando una transizione che sia graduale ed efficace.

È quello che ci auguriamo!

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